Digitalizzazione | 2 errori da non commettere e le 3 direzioni da seguire!

Digitalizzarsi non significa procedere ad una mera trasposizione delle procedure analogiche in modelli digitali. 

Significa, invece, ripensare i processi basandosi sul nuovo ambiente operativo. Molto spesso significa abbandonare la prassi, l’abitudine e la “confort zone”, per riscoprire i benefici pieni e reali di un modello digitale.

Il modello ibrido della digitalizzazione fai-da-te

Per fare un esempio, molte aziende oggi sono obbligate ad emettere fattura elettronica nei rapporti B2B. Tale processo digitale, imposto dalla normativa fiscale, verrebbe tuttavia frustrato nella sua applicazione, vanificandone anche l’intento ambientalista, se l’emittente o il ricevente della fattura ne stampasse una copia per procedere all’archiviazione. Continuando così ad accumulare pile di carta sulla scrivania o inutili faldoni che occupano lo spazio fisico dei luoghi di lavoro ed il tempo di chi deve gestirli ed organizzarli.

Allo stesso modo, un processo di firma elettronica potrebbe essere travolto dalla volontà di una delle parti, intenzionata a firmare e timbrare il documento stampato per poi ritrasmetterlo scannerizzato. Ed anche in questo caso otterremmo una vanificazione del processo di digitalizzazione.

Siamo di fronte ad un modello ibrido; la modalità comunemente utilizzata nelle applicazioni fai-da-te della digitalizzazione, il quale comporta un aumento di tutti quei costi che invece dovrebbero e potrebbero essere investiti nello sviluppo del proprio business.

Digitalizzazione e Trasformazione Digitale NON sono sempre degli obblighi di legge, ma sono sono diventate degli obblighi di business!

Aggiungere tecnologia al business per ottenere l’effetto moltiplicatore, oggi appare un paradigma più importante che mai. I fatti tristemente noti a tutti, che hanno investito il nostro paese nel 2020, ci hanno catapultato, volenti o nolenti, in una digitalizzazione forzata e “quarantenizzata” fra le mura domestiche. Abbiamo cambiato le nostre abitudini, ci siamo dovuti adattare ad un nuovo modo di concepire il lavoro, lo spazio destinato al suo svolgimento ed anche le tecnologie necessarie per continuare ad essere efficienti e produttivi. In tanto disagio abbiamo scoperto meglio la cultura reale della digitalizzazione e di quella digital transformation che, fino a pochi mesi fa, ci affiancava senza attraversarci del tutto.

Oggi siamo consapevoli che digitalizzazione è sinonimo di proattività, di continuità di business, ma anche di crescita ed opportunità di business nella corsa che ogni giorno le aziende compiono concorrendo con i propri competitors, cercando di guadagnarsi la propria fetta di mercato acquisendo vantaggi competitivi al alto valore.

Partendo dall’assunto che alla base della trasformazione ci sono in primo luogo i nuovi comportamenti di consumo e di condivisione delle informazioni di cittadini e consumatori per i quali, sia nel privato che nelle Pubbliche Amministrazioni, i tradizionali modelli di servizio spesso non appaiono più adeguati; come possiamo partecipare alla trasformazione digitale da leader e non da follower?

La risposta non può essere né semplice né univoca, perché le componenti e variabili in gioco sono molteplici e differente è il livello di maturità delle industrie.

Tuttavia, ci sono certamente 3 direzioni che appaiono fondamentali per rendere possibile un ‘accelerazione nella trasformazione digitale.

  1.  Favorire l’incrocio fra business-tecnologia con lo sviluppo di nuove professionalità multidisciplinari, – si pensi ai chief digital officer – con lo sviluppo di filiere fisico-digitali e con la formazione di ecosistemi di scambio e condivisione basati su nuove piattaforme. L’innovazione digitale nasce sempre più da una partenariato fra business e tecnologia, dove nascono territori nuovi di collaborazione e osservazionenon inquadrabili nei modelli tradizionali. Da qui l’importanza di non essere più autoreferenziali nei propri modelli di crescita, ma di iniziare a imparare dalle sollecitazioni che arrivano dall’innovazione tecnologica, dai nuovi modelli di consumo dei clienti, dalla collaborazione con i distretti delle start-up, dalla puntuale osservazione degli altri settori – capendone i modelli e le implicazioni che la trasformazione digitale sta generando. Disruption tecnologiche applicate ad altri settori apparentemente diversi dai nostri ci rappresentano sia esperienze di come potremmo introdurre degli acceleratori, sia al tempo stesso ci preparano a considerare la possibilità che altri settori possano rapidamente convergere verso il nostro. Domotica, Smart Cities, connected car, moneta elettronica ed e-health sono solo alcuni degli esempi di come la combinazione di tecnologia e business stia già generando l’affermarsi di nuovi modelli di concorrenza orizzontali (fra operatori di diverse settori) ma anche di concorrenza verticale (tra operatori e fornitori).
  2. La collaborazione fra pubblico e privato è particolarmente importante per favorire la competitività nella fase della trasformazione digitale. Si pensi allo sviluppo delle competenze nei sistemi scolastici e universitari, l’attrazione dei talenti, la formazione, gli incentivi alla nascita di start-up e, più in generale, la trasformazione del rapporto amministrazione – cittadino attraverso le tecnologie e la multicanalità. Avere una buona domanda è una condizione necessaria per sviluppare una buona offerta. E buona offerta significa crescita economica e più lavoro. L’innovazione nel procurement pubblico è uno strumento cruciale per sviluppare quella riqualificazione dell’offerta che è necessaria al sistema-paese.  La programmazione economica, ovvero il tema della scelta degli investimenti pubblici verso cui finalizzare le risorse a disposizione è, da sempre, una questione critica. Spesso le Pubbliche Amministrazioni, che sono ben consapevoli dei problemi a cui vorrebbero porre rimedio, non hanno le competenze tecnologiche necessarie per trasformare in capitolati innovativi le loro esigenze di soluzioni tecnologiche. Bisogna promuovere con forza una nuova cultura nel pubblico, un cambiamento di mentalità che permetta di sperimentare nuove modalità di confronto tra Pubbliche Amministrazioni e operatori privati per dare vita, in un contesto di massima trasparenza, a forme di procurement pre-competitivo efficaci.
  3. L’Human Capital come elemento di accelerazione. L’elemento centrale è considerare che la trasformazione digitale è dirompente all’interno delle stesse imprese e non solo sui mercati in cui operano. Da qui, ad esempio, la disponibilità all’apprendimento “just in time” che non può essere soddisfatto da soli processi di formazione internama richiede l’utilizzo di modelli di collaborazione con l’esterno. Lo smart working, ossia una cultura del lavoro “diffuso” che punta più ai risultati e meno alla presenza fisica, abilitando l’adozione di filiere d’impresa fisico-digitali. Una digital leadership basata sulla capacità di ripensare i modelli di assunzione delle decisioni, semplificare organizzazione e processi, introduzione di modelli sperimentali, un’apertura a cogliere gli sviluppi di nuovi mercati. Una cultura manageriale rapida e agile, nel momento in cui la situazione dei mercati è ancora difficile e la partita della trasformazione digitale è appena iniziata, crea infatti le opportunità per competere più efficacemente sui mercati globali che cambiano. Stare fermi semplicemente non si può: l’unico risultato certo sarebbe quello dell’irrilevanza o della scomparsa dal mercatoIn questa evoluzione, il tempo (agilità e velocità) rappresenta una variabile chiave. La capacità di essere competitivi è strettamente legata all’abilità delle aziende di sperimentare e innovare velocemente, apprendere in fretta dalle proprie esperienze per poi portare altrettanto rapidamente la nuova offerta ai consumatori e al mercato. Saper definire ed eseguire una strategia di successo con rapidità e su larga scala farà sempre più la differenza fra chi vincerà e chi soccomberà.

La sfida è grande, ma le aziende che riusciranno a vincerla emergeranno come una classe di imprese competitive nel mondo digitale, ben posizionate per crescere e per realizzare le più alte performance su tutti i mercati. Molte imprese però, ad oggi, difatto non possiedono le competenze necessarie al corretto orientamento verso lo sviluppo dei processi di digitalizzazione necessari a vincere la sfida; come fare allora per compiere i primi passi verso la vittoria?

Esternalizzare competenze per percorrere le 3 direzioni del cambiamento:

in un contesto aziendale nel quale si inizia a comprendere che è fondamentale percorrere le direzioni del trasformazione digitale, ma ci si rende conto di non possedere le competenze per farlo concretamente, è importante esternalizzare queste competenze e farsi assistere da professionisti competenti, che abbiano la capacità di analizzare sia gli aspetti organizzativi, sia i connessi risvolti legali.  Siquam può aiutarti, assistendo la tua azienda nella ricerca del partner tecnologico giusto o verificando quello attuale, analizzando i processi interni e le esigenze del tuo business per orientare i prossimi passi da compiere nel processo di digitalizzazione.

Se vuoi iniziare a far parte del cambiamento, ma non sai da che parte rifarti, scrivici: info@siquam.it